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Aggiornamento a giugno 2022:
I dati statistici del censimento della popolazione contano 552 apolidi al 1° gennaio 2020. Secondo le stime attualmente disponibili, in Italia ci sono circa 3.000 persone apolidi o a rischio di apolidia. La maggior parte delle persone apolidi o a rischio di apolidia appartiene a comunità rom provenienti dall'ex Jugoslavia che vivono in Italia da molti anni (tra cui un'ampia percentuale di bambini).
Nel 2021 in Italia non ci sono state riforme giuridiche o politiche sostanziali.
Una recente sentenza del Tribunale Ordinario di Firenze ha ribadito che l'onere della prova a carico del richiedente lo status di apolide è attenuato e le eventuali lacune possono essere colmate con i poteri istruttori del giudice, richiedendo informazioni alle autorità pubbliche dello Stato di origine o dello Stato verso cui si rileva un collegamento significativo.
Le nuove risorse sull'Italia ora disponibili includono:
- 2021 Statelessness Index Survey
- Country briefing on access to protection for stateless refugees from Ukraine in Italy (June 2022)
- Third party intervention before the ECtHR on Dabetic v Italy (January 2022)
- Case summaries of judgments from Italian courts are available on the Statelessness Case Law Database
Il bilancio dell'Italia sull'adesione agli strumenti rilevanti per i diritti umani è relativamente buono, anche se non ha aderito alla Convenzione europea sulla nazionalità e mantiene una riserva sulla Convenzione del 1954. Alcuni dati sulle persone riconosciute come apolidi residenti in Italia sono disponibili pubblicamente, ma la popolazione apolide non è stata mappata in modo esaustivo e i dati sui rifugiati e i detenuti apolidi non sono pubblicati di routine. Il sistema italiano prevede due possibilità per determinare l'apolidia: una procedura amministrativa e una giudiziaria. L'accesso è piuttosto limitato, soprattutto nella procedura amministrativa, e l'onere della prova spetta al richiedente nella procedura amministrativa. Esistono garanzie procedurali nella procedura giudiziaria, ma poche in quella amministrativa. Anche la protezione durante entrambe le procedure è limitata, sebbene vi siano diritti di appello. Le persone a cui è stato riconosciuto lo status di apolide godono di una serie di diritti, tra cui la residenza, il lavoro, la sicurezza sociale, l'assistenza sanitaria e l'istruzione, oltre a un requisito di residenza ridotto per la naturalizzazione.
Tuttavia, vi sono lacune nelle salvaguardie contro la detenzione arbitraria degli apolidi, tra cui l'assenza di un requisito per l'identificazione del Paese di allontanamento prima della detenzione e l'assenza di un meccanismo formale per indirizzare i detenuti a una procedura per determinare l'apolidia. La legge prevede garanzie procedurali relativamente forti, ma le barriere pratiche ne ostacolano l'accesso. Le tutele al momento del rilascio sono minime e la nuova detenzione è un rischio. La legge prevede tutele per prevenire l'apolidia, anche per i bambini altrimenti apolidi nati in Italia e per i bambini nati da italiani all'estero, ma ci sono problemi nell'applicazione pratica delle disposizioni. È riconosciuto il rischio di apolidia tra le popolazioni rom in Italia e sono state istituite strutture per affrontarlo, ma finora sono mancate azioni concrete per ridurre il rischio. Le disposizioni per la privazione della cittadinanza italiana potrebbero portare all'apolidia. Ai bambini vengono rilasciati certificati di nascita, ma i genitori senza residenza legale o privi di documenti fondamentali possono incontrare ostacoli e la procedura per la registrazione tardiva delle nascite è molto complessa.
Le informazioni di seguito riportate per tema sono state aggiornate l'ultima volta nel marzo 2021.
Daniela Di Rado and Eugenia Barone Adesi, Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) and Alberto Pasquero (on Detention Theme)
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