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La situazione italiana in relazione all'adesione a strumenti rilevanti per i diritti umani è piuttosto positiva, nonostante la mancata adesione alla Convenzione europea sulla nazionalità e mantenga una riserva sulla Convenzione del 1954. I dati sulle persone riconosciute come apolidi residenti in Italia sono pubblici, ma la popolazione apolide non è stata mappata in modo esaustivo e i dati sui rifugiati e i detenuti apolidi non sono pubblicati di routine. Il sistema italiano prevede due possibilità per determinare l'apolidia: una procedura amministrativa e una giudiziaria. L'accesso è piuttosto limitato, soprattutto nella procedura amministrativa, e l'onere della prova spetta al richiedente, invece nel procedimento giudiziario anche la giurisprudenza recente ha ribadito che l’onere probatorio è attenuato. Esistono garanzie procedurali nella procedura giudiziaria, ma in modo minore in quella amministrativa. Anche la protezione durante entrambe le procedure è limitata, sebbene vi siano diritti di appello. Le persone a cui è stato riconosciuto la condizione di apolide godono di una serie di diritti tra cui: residenza, lavoro, sicurezza sociale, sanità e istruzione.
Tuttavia, vi sono lacune nelle salvaguardie contro la detenzione arbitraria degli apolidi, tra cui l'assenza di un requisito per l'identificazione del Paese di allontanamento prima della detenzione e l'assenza di un meccanismo formale per indirizzare i detenuti a una procedura per determinare l'apolidia. Sebbene non ci sia l’obbligo esplicito di rilasciare una persona quando non c’è una ragionevole prospettiva di allontanamento, un riesame della detenzione può essere richiesto in qualsiasi momento. L’apolidia non è considerata espressamente come un fattore di vulnerabilità e nella pratica non viene presa in considerazione durante le decisioni di detenzione. La legge prevede garanzie procedurali relativamente forti, ma le barriere pratiche ne ostacolano l'accesso. Le tutele al momento del rilascio sono minime e la nuova detenzione è un rischio.
La legge prevede tutele per prevenire l'apolidia, tra cui un requisito di residenza ridotto per la naturalizzazione e tutele sia per bambini altrimenti apolidi nati in Italia che per bambini nati da italiani all'estero, ma ci sono problemi nell'applicazione pratica delle disposizioni. La registrazione della nascita è garantita dalla legge e dalla prassi, anche se una registrazione tardiva potrebbe richiedere un procedimento giudiziario. I figli di coppie omosessuali potrebbero avere delle difficoltà nel registrare entrambi i genitori sul certificato di nascita, e sono stati riportati casi di bambini a cui alla nascita è stata assegnata una presunta cittadinanza. La Nuova Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione dei rom e sinti 2021-2030 ha delineato delle azioni per affrontare il rischio riconosciuto di apolidia tra le popolazioni Rom in Italia. Le disposizioni per la privazione della cittadinanza italiana potrebbero portare all'apolidia.
Daniela Di Rado, Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e Alberto Pasquero, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) (riguardo il tema della detenzione)
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